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Wwf: eliminare perdite reti idriche e innevamento artificiale

Inaccettabile lo spreco delle risorse idriche per la delegata abruzzese Filomena Ricci

redazione
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"È inaccettabile il notevole spreco della risorsa acqua che si registra nelle perdite delle reti idriche di distribuzione che in alcuni casi arriva a oltre il 50% o l'utilizzo certamente non prioritario dell'acqua che ancora si continua a fare, per esempio per garantire la neve artificiale sulle piste da sci". A sostenerlo è la delegata WWF Italia per l'Abruzzo, Filomena Ricci, intervenuta, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, per commentare i dati allarmanti di una ricerca dell'Università 'D'Annunzio' di Chieti-Pescara relativa ai cambiamenti climatici nella regione. 
    "I dati raccolti nello studio - spiega la Ricci all'ANSA - confermano in modo drammatico quanto già noto per l'area mediterranea - una delle aree dove maggiormente si sentono gli effetti del cambiamento climatico - e di conseguenza per l'Abruzzo. Quando non è gestita e prevista adeguatamente, la siccità è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio, nonché tra le cause di aumento di fragilità degli ecosistemi e di instabilità sociale". 
    Tra le possibili soluzioni per evitare la desertificazione dell'Abruzzo il Wwf Abruzzo sottolinea la necessità di "adoperarsi davvero per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi", abbattendo le emissioni di gas serra, abbandonando i combustibili fossili e puntando su fonti rinnovabili, risparmio/efficienza energetica e decarbonizzazione in tutti settori. 
    Rispetto alla tutela più specifica per i fiumi secondo il Wwf Abruzzo "è indispensabile riaffermare la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l'Autorità di bacino distrettuale, in grado di definire le priorità a scala di bacino e ridefinire i fabbisogni in base a un aggiornato e reale bilancio idrico". 
    "Altrettanto cruciale, e particolarmente necessario in una Regione come l'Abruzzo - sottolinea la Ricci - è rivedere tutte le concessioni idriche (agricole, industriali, civili) riducendole in funzione delle effettive disponibilità d'acqua. Con la diminuzione delle precipitazioni e delle portate dei fiumi, prevista anche nel citato studio dell'Università di Chieti-Pescara, non si può pensare di continuare a prelevare dai fiumi la stessa quantità di acqua, ma le concessioni vanno adeguate in modo da continuare a garantire sempre il deflusso minimo vitale nei fiumi. Troppo spesso, infatti, in Abruzzo si constata la trasformazione di fiumi in poco più che rivoli se non addirittura la messa in secca degli stessi, come sta attualmente succedendo sul fiume Foro. Vanno riviste anche le tipologie di colture potenziando la coltivazione di varietà che necessitano di una minore quantità di acqua e sistemi di irrigazione che siano sempre più a maggiore efficienza e a basso consumo". 
    Secondo il Wwf "in Abruzzo la situazione diventa paradossale quando, a fronte del fatto che in molti comuni viene prevista la razionalizzazione dell'acqua potabile ormai non solo durante i mesi estivi, ma anche in altri periodi dell'anno, si continuano a proporre progetti con l'innevamento artificiale o nuove captazioni di fiumi anche in aree protette".

Realizzare piani regionali settoriali e piani comunali per l'adattamento ai cambiamenti climatici.

A proporlo è la delegata WWF Italia per l'Abruzzo, Filomena Ricci, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, interpellata dall'ANSA per commentare i dati allarmanti di una ricerca dell'Università 'D'Annunzio' di Chieti-Pescara relativa ai cambiamenti climatici nella regione. 
    Secondo il Wwf regionale bisogna individuare le azioni, le priorità e i necessari finanziamenti per adattare il territorio agli effetti dei cambiamenti climatici.

"Dopo l'approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) nello scorso dicembre - spiega la Ricci - si apre la fase finalizzata a garantire l'immediata operatività del Piano mediante il lancio delle azioni. Si tratta di una priorità strategica per tutto l'Abruzzo, se non si agirà immediatamente individuando le azioni da compiere, i costi per la ricostruzione dai danni dei sempre più probabili eventi estremi saranno infinitamente più grandi, per non parlare della eventuale incalcolabile perdita di vite umane. Già ora i cittadini e le imprese abruzzesi stanno iniziando a pagare di tasca propria le conseguenze dei ritardi nella prevenzione ai cambiamenti climatici. Individuare e realizzare le misure per rendere più sicura la vita, la casa e il lavoro degli abruzzesi dagli effetti dei cambiamenti climatici è quanto mai urgente". 
    Tornando ai piani regionali e comunali per il Wwf Abruzzo "sarà importante calare tale attività a livello locale, coinvolgendo, supportando e incentivando i Comuni nella redazione di piani comunali per l'adattamento ai cambiamenti climatici che si integrino non solo con i piani di protezione civile, ma anche con i piani regolatori e che individuino azioni concrete da finanziare e porre in essere nei propri territori per prevenire e abbassare i rischi legati agli incendi, alle instabilità e alle fragilità idrogeologiche, all'erosione marina, alle alluvioni e inondazioni, ad ottimizzare l'uso della risorsa acqua, la perdita di fertilità e la desertificazione dei suoli". 
    "A mero titolo di esempio - sottolinea la Ricci - tra le azioni da prendere in considerazione in una regione come la nostra non può non esserci l'adeguamento della pianificazione costiera all'innalzamento del livello medio del mare, agendo sia sui fenomeni erosivi in atto con un approccio integrato e sistemico, sia evitando che vengano realizzati nuovi stabilimenti e strutture fisse sulla fascia più vicina al mare. Proprio il contrario di quello che sta accadendo nel territorio della Via Verde, dove si rendono permanenti strutture che avrebbero dovuto essere stagionali e si autorizzano nuovi stabilimenti balneari fissi". 
    Circa 10 anni fa la Regione Abruzzo (Del. GR n. 308 del 29 aprile 2015) individuò il Profilo Climatico e le Linee guida per un piano regionale di adattamento ai cambiamenti climatici sulla scorta delle evidenti vulnerabilità del territorio come la fragilità delle aree costiere, i fenomeni franosi delle aree collinari interne e, soprattutto, l'elevato rischio per l'area metropolitana Chieti-Pescara fortemente inurbata e minacciata da eventi estremi, che i cambiamenti climatici hanno ormai trasformato in ordinari. "È solo una casualità - conclude la Ricci - che l'Abruzzo sia stato risparmiato nell'ultimo periodo, anzi, la morfologia del territorio abruzzese con catene montuose elevate a ridosso della costa presenta un livello di rischio tra i più alti di tutto il Mediterraneo". 

 

(Ansa Abruzzo)

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