Ricevere una lettera di convocazione ad un colloquio di lavoro dovrebbe far piacere. Ma può risvegliare anche un dolore, in fondo, mai sopito. E’ quanto è accaduto ad E.M. e a sua madre, che qualche giorno fa si sono viste recapitare a casa una lettera inviata dalla Asl, in particolare dall’unità operativa complessa gestione del personale. Lo sguardo è poi sceso in basso, al destinatario, S.M., il rispettivo padre e marito, morto ormai sette anni fa. «Incuriosite, abbiamo aperto la busta», racconta E.M., «pensavamo a una formalità burocratica non espletata. Poi abbiamo letto che mio padre veniva convocato alla Asl il 29 maggio per sostenere un esame-colloquio per un posto da operatore tecnico addetto alla segreteria. Allora è subentrato il dolore e subito dopo la rabbia. Possibile che la burocrazia sia talmente ingessata da non aggiornare gli elenchi?». Nonostante l’intestazione sia della Asl di Teramo, il disservizio parte dal centro per l’impiego. La Asl, come per legge, ha richiesto l’elenco del collocamento obbligatorio al servizio della Provincia, che probabilmente non aggiorna la lista a cui si iscrivono gli invalidi, cancellando coloro che sono deceduti, almeno da sette anni. «L’effetto è stato fastidioso nella forma come nei contenuti», riprende E.M., «nella forma perchè la Asl invita ad essere solerti e a presentarsi con certificati aggiornati: viene chiesta una precisione che l’apparato burocratico convocando una persona defunta ormai da tanto tempo dimostra proprio di non avere. Qui si arriva ai contenuti: hanno commesso un errore che peraltro colpisce la sfera privata e i sentimenti di una famiglia. E.M. fa notare, a margine, che in questi tempi di spending review, la Asl ha speso anche i soldi per spedire una serie di raccomandate a persone defunte. «Mi chiedo a questo punto se siano inseriti i nuovi nominativi nell’elenco fornito alla Asl: potrebbe essere accaduto anche il contrario, cioè che qualcuno in vita che ha diritto, non è stato chiamato», conclude.